Quando un dipendente intossica il clima aziendale: come intervenire in modo efficace e umano

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In questo articolo parliamo di…

  • Non fermarti alla reazione immediata di fronte a un comportamento tossico. Spesso, dietro atteggiamenti disfunzionali si celano cause profonde: una selezione non allineata, difficoltà ad adattarsi a cambiamenti organizzativi, paure o bisogni inespressi. Investire tempo nell’ascolto profondo è il primo passo, non per giustificare, ma per capire davvero da dove nasce il problema e poter agire in modo mirato ed efficace.
  • Il coaching, sia di team che individuale, è uno strumento potentissimo in queste situazioni. Permette di affrontare le criticità senza puntare il dito, stimolando la consapevolezza individuale e collettiva. Nel team coaching emergono le dinamiche nascoste, mentre nel coaching individuale si lavora sugli automatismi e sulla responsabilità personale.
  • Il tuo ruolo di leader è fondamentale, non solo nel gestire la crisi, ma soprattutto nel prevenirla. Sviluppare la tua intelligenza relazionale e quella del tuo team, monitorare attivamente il clima aziendale e promuovere una comunicazione aperta sono azioni strategiche. Un ambiente sano e basato sulla fiducia è la migliore difesa contro la diffusione di comportamenti negativi.

Dietro a dinamiche disfunzionali si nascondono spesso segnali trascurati, bisogni inespressi o cambiamenti non digeriti: affrontarli richiede ascolto, metodo e visione

Hai presente quella sensazione? Un membro del team sembra remare contro, crea tensioni, si lamenta costantemente o, peggio ancora, manipola le situazioni a proprio vantaggio.

L’aria in ufficio si fa pesante, la produttività cala, e tu, come imprenditore o manager, senti che qualcosa sta “inquinando” l’ambiente.

La prima reazione, diciamocelo pure, è spesso quella di voler individuare “il colpevole” e risolvere in fretta.

Ma siamo sicuri che sia la strada giusta?

Partiamo dal principio.

Le persone sono il cuore delle organizzazioni: sono la fonte di energia creativa, il motore dell’innovazione, la materia prima di ogni processo produttivo e decisionale.

Ma proprio per la centralità delle relazioni nei contesti lavorativi, quando una persona adotta comportamenti disfunzionali o distruttivi, il rischio è quello di intossicare l’intero ecosistema aziendale.

Perché?

Perché il clima aziendale si appesantisce, le relazioni si incrinano, la motivazione si affievolisce, non si va più volentieri al lavoro come prima, la produttività cala.

Quello che noi di MentiPratiche abbiamo imparato in anni di lavoro sul campo, a contatto con tante imprese come la tua, è che dietro un comportamento “tossico” c’è quasi sempre una storia più complessa.

E ignorarla significa perdere un’opportunità preziosa: quella di capire davvero cosa non funziona e, magari, trasformare un problema in un’occasione di crescita per tutti.

E allora, in questo articolo, vogliamo riflettere su come è possibile intervenire quando un collaboratore intossica il clima aziendale, offrendoti degli spunti concreti.

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Comprendere i comportamenti tossici sul lavoro: il valore dell’ascolto profondo

Lo so, probabilmente qualcuno starà pensando: “Non ho tempo da perdere con le analisi psicologiche, devo mandare avanti l’azienda!“.

Comprensibile.

Ma fermiamoci un attimo.

Identificare subito un “colpevole” è certo la via più breve, ma spesso ti porta fuori strada. Nella nostra esperienza come formatori e consulenti, abbiamo visto tante volte come comportamenti apparentemente inspiegabili avessero radici precise.

Ogni comportamento disfunzionale ha radici complesse.

Può derivare da una selezione iniziale non ben ponderata, dove le aspettative reciproche — di azienda e collaboratore — si sono poi rivelate disallineate.

Forse la persona sta vivendo con difficoltà un cambiamento organizzativo, un nuovo capo, un ruolo diverso e la sensazione di non essere più indispensabile o riconosciuto come prima.

A volte, dietro l’aggressività o la passività si nasconde, semplicemente, la paura di non essere all’altezza.

In tutti questi casi, la formazione può diventare uno strumento di esplorazione e guarigione. Perché solo ascoltando profondamente ciò che le persone portano dentro di sé, possiamo davvero comprendere e agire in modo trasformativo.

Ma come fare concretamente?

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La forza del team coaching: curare senza colpevolizzare

Uno degli approcci che riteniamo più efficaci è il team coaching. Durante questo percorso, infatti, emergono dinamiche implicite, si dà voce a ciò che spesso rimane inespresso, si valorizzano sia le individualità sia l’interdipendenza tra colleghi.

Questo tipo di lavoro ha un grande vantaggio: permette di affrontare criticità senza puntare il dito.

Ogni membro del team è chiamato a riflettere su di sé, a mettersi in discussione, a cogliere come il proprio modo di stare nella relazione influisce sul benessere collettivo.

È incredibile vedere come, in un percorso ben gestito, le persone inizino a vedere il proprio contributo (positivo o negativo) alle dinamiche generali.

E la persona con comportamenti “tossici”?

Spesso, chi ha comportamenti tossici, non ne è consapevole, il lavoro sul gruppo può essere un primo passo affinché prenda coscienza del proprio impatto, senza sentirsi pubblicamente accusata.

Si crea così un contesto di responsabilità diffusa, di apprendimento reciproco, di trasformazione possibile.

Il ruolo del coaching individuale: accompagnare il cambiamento

Accanto al team coaching, il coaching individuale è un altro strumento importante per accompagnare chi manifesta comportamenti problematici. L’approccio non è mai giudicante, ma orientato alla consapevolezza e al cambiamento.

Le persone che intossicano il clima spesso non riescono a vedere i propri automatismi.

Tendono a costruire alleanze sotterranee, a cercare conferme delle proprie ragioni, ad alimentare conflitti lavorativi.

Il coaching aiuta a fare ordine, a dare un nome alle emozioni, a riconoscere i bisogni profondi non ascoltati, a prendere coscienza del proprio ruolo nelle dinamiche che si creano.

È un lavoro delicato, a volte lungo, ma estremamente efficace quando c’è la disponibilità del collaboratore a mettersi in gioco.

Ed è qui che l’organizzazione può fare la differenza: sostenendo il percorso, mostrando fiducia, ma anche chiarendo con determinazione che il cambiamento è un atto di responsabilità individuale.

Ma c’è un altro pezzo fondamentale del puzzle: il tuo ruolo.

La leadership come alleata del benessere organizzativo

Fino ad ora ti abbiamo parlato di interventi “curativi”, ora ci concentriamo un attimo sulla prevenzione.

Perché come dice il vecchio adagio è sempre meglio prevenire che curare.

E sono sicuro che, su questo, anche tu sei d’accordo.

Chissà se sarai d’accordo anche sul passo successivo.

Quando si parla di prevenzione, il protagonista sei tu, come leader, come imprenditore, come manager. La tua capacità di creare e mantenere un ambiente di lavoro sano è la prima, fondamentale barriera contro l’insorgere di comportamenti tossici.

I manager, i responsabili di area, chi guida i team, devono essere tutti formati all’intelligenza relazionale.

E sai perché?

Perché è fondamentale saper leggere i segnali deboli, gestire le tensioni con equilibrio, promuovere un clima di fiducia. Serve una leadership che non si limiti a “gestire i problemi” ma che investa nella prevenzione, nella crescita delle persone, nella qualità delle relazioni.

E qui torna in gioco l’importanza di programmi formativi strutturati, che allenano le competenze emotive e relazionali, e che mettono al centro il benessere come leva strategica per il successo.

Intelligenza relazionale: una competenza che si può (e si deve) allenare

L’intelligenza relazionale non è un talento innato, è una competenza che si può apprendere, coltivare, allenare. E proprio le situazioni più complesse sono terreno fertile per farlo.

Attraverso attività formative personalizzate, basate su reali dinamiche interne, è possibile aiutare le persone a riconoscere i propri automatismi, a migliorare l’ascolto, a comunicare in modo chiaro e autentico, a gestire i conflitti in modo costruttivo.

Quando si lavora con gruppi aziendali portando attenzione a queste dinamiche, si crea un effetto domino positivo: le persone si sentono viste, valorizzate, responsabilizzate.

La tossicità, se presente, perde forza.

E talvolta accade qualcosa di sorprendente: chi aveva messo in atto comportamenti disfunzionali, smette di farlo, oppure… si autoesclude.

Quando le persone tossiche si autoeliminano

Un aspetto interessante che abbiamo osservato in diversi percorsi è che, quando si rafforza la coesione del gruppo, chi si muove in modo manipolatorio o distruttivo, smette di trovare “sponda”.

Non riesce più a coalizzarsi con altri, a generare alleanze silenziose, a orientare il gruppo verso il conflitto.

Nel tempo, questo isolamento relazionale genera in quella persona una presa di coscienza o, in alcuni casi, una decisione di allontanamento.

È come se un organismo sano sviluppasse i propri anticorpi.

Mica male, no?

Non perché esclude, ma in quanto non si lascia più contagiare.

Ecco allora che il lavoro sul clima, se ben fatto, può generare un effetto “detossinante” duraturo.

Comunicare con chiarezza: supportare i collaboratori e chiedere responsabilità

Affrontare queste situazioni richiede messaggi chiari e coerenti. Come già accennato, l’azienda può e deve comunicare che è disponibile ad aiutare e supportare ogni lavoratore, anche chi si trova in un momento critico.

Ma deve anche avere la forza di chiedere a quella persona di fare la propria parte.

La responsabilità del cambiamento non può che appartenere al singolo. È giusto offrire strumenti, coaching, formazione. Ma è altrettanto giusto pretendere rispetto per i valori aziendali, rispetto verso i colleghi e attenzione al lavoro di tutti.

Per questo, lavorare sulla cultura aziendale è fondamentale: perché ogni persona possa sentirsi parte di un progetto comune, sentire che vale, ma anche sapere che ci sono limiti da rispettare.

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Cultura aziendale e clima lavorativo: come prevenire i comportamenti tossici

A volte, i comportamenti negativi non sono solo frutto di problemi individuali, ma sono anche un riflesso della cultura e delle pratiche della tua azienda.

Facciamo degli esempi.

Hai mai pensato a come il sistema di premi e incentivi influenza la collaborazione?

Se premi solo la performance individuale a tutti i costi, non stupirti se poi emergono sgambetti e competizione sfrenata.

E la comunicazione interna?

È trasparente?

Le persone si sentono libere di esprimere dubbi o critiche costruttive, o prevale la paura?

Un ambiente dove regna il “non detto”, dove le informazioni circolano solo per canali informali o dove c’è incoerenza tra i valori dichiarati e i comportamenti quotidiani dei vertici, è un terreno fertile per sospetti, alleanze sotterranee e conflitti.

Nella nostra visione, lavorare sulla cultura aziendale significa costruire un sistema di valori condivisi e praticati, promuovere una comunicazione aperta e onesta, e favorire la coesione del team.

E adesso?

Leggi anche: Cos’è il team building aziendale e perché è cruciale per il successo della tua impresa

Hai una situazione difficile da gestire in azienda? Non aspettare che peggiori

Non esistono ricette magiche per affrontare la tossicità relazionale in azienda. Ogni caso è a sé.

Ma una cosa è certa: ignorare il problema non lo risolve.

Etichettare la persona non aiuta. Agire con empatia, fermezza e competenza, invece, può aprire spazi inaspettati di trasformazione.

Alla base, serve una visione chiara: le persone non sono un problema da gestire, ma un potenziale da far emergere. Anche — e forse soprattutto — nei momenti difficili.

Ecco perché per noi di Menti Pratiche la formazione non è mai solo “erogazione di contenuti”, ma un’occasione per andare in profondità, per far emergere bisogni reali, per creare spazi sicuri di dialogo, per coltivare consapevolezza.

Quando lo si fa con metodo, con passione e con uno sguardo umano, anche le situazioni più complesse possono trasformarsi in percorsi di crescita condivisa.

Parliamone insieme: possiamo aiutarti a trasformare i conflitti in occasioni di crescita.

Contattaci oggi stesso e comincia spiegandoci cosa non va nella tua azienda.


Quando un dipendente intossica il clima aziendale: domande frequenti

Cosa si nasconde dietro un comportamento tossico in azienda?

Dietro un comportamento tossico si celano spesso cause profonde come paure inesplorate, difficoltà di adattamento ai cambiamenti o una selezione iniziale non allineata. Non si tratta solo di “cattiva volontà”, ma di bisogni non espressi o di dinamiche emotive irrisolte. È fondamentale non limitarsi a reprimere il sintomo, ma comprendere l’origine del disagio per intervenire in modo efficace e trasformativo. Solo attraverso l’ascolto profondo è possibile decifrare ciò che accade e agire con consapevolezza. L’obiettivo non è giustificare, ma capire davvero da dove nasce il problema.

In che modo il coaching può aiutare a gestire un dipendente problematico?

Il coaching, sia individuale che di team, è uno strumento potente per affrontare comportamenti disfunzionali. Nel team coaching emergono dinamiche relazionali nascoste e si promuove una responsabilità condivisa. Il coaching individuale, invece, aiuta la persona a riconoscere i propri automatismi, a elaborare emozioni e a sviluppare maggiore consapevolezza. È un processo che non punta il dito, ma stimola il cambiamento dall’interno. Quando ben supportato dall’organizzazione, può facilitare trasformazioni profonde e durature. È un investimento sul benessere del gruppo e sul miglioramento della cultura aziendale.

Qual è il ruolo del leader nella prevenzione dei comportamenti tossici?

Il leader ha un ruolo centrale nella creazione di un ambiente sano e nella prevenzione dei comportamenti tossici. Attraverso l’ascolto attivo, la promozione di una comunicazione aperta e la formazione sull’intelligenza relazionale, può influenzare profondamente il clima organizzativo. È essenziale che sappia cogliere i segnali deboli, gestire le tensioni e intervenire prima che il problema esploda. Una leadership consapevole non si limita a risolvere i conflitti, ma lavora per prevenirli e trasformarli in opportunità di crescita. È da qui che parte un vero cambiamento culturale in azienda.

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