Team building aziendale: la chiave per una cultura inclusiva e produttiva

Team Building Aziendale: la chiave per una cultura inclusiva e produttiva
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In questo articolo parliamo di…

  • Il team building è un elemento cruciale per la gestione delle risorse umane e rappresenta molto più che semplici attività ricreative. Attraverso esperienze mirate, questo strumento favorisce la coesione, la comunicazione e la collaborazione tra i membri del team, elementi fondamentali per una cultura aziendale produttiva e inclusiva. In breve, non solo promuove il benessere aziendale, ma sviluppa competenze essenziali per affrontare le sfide del mercato.
  • Creare una cultura inclusiva è fondamentale per attrarre e trattenere talenti globali, come dimostrato dai successi delle grandi multinazionali. L’inclusività, però, non si limita alla semplice diversità demografica; mira a un ambiente in cui ogni individuo si sente accettato, valorizzato e coinvolto. La diversità, se gestita attraverso team building mirati, può trasformarsi in una risorsa inestimabile per affrontare nuove sfide, migliorare il clima aziendale e, non ultimo, favorire una maggiore innovazione.
  • L’Italia ha introdotto misure concrete per incentivare l’uguaglianza e la parità di genere, con benefici fiscali per le aziende che ottengono la certificazione secondo la prassi UNI/PdR 125:2022. Investire nel team building e nella cultura inclusiva non solo promuove il successo aziendale, ma consente anche alle imprese di accedere a riduzioni contributive e vantaggi nelle gare d’appalto pubbliche, evidenziando come l’inclusività possa portare risultati tangibili a lungo termine.

Rappresenta un elemento chiave nella gestione delle risorse umane, poiché contribuisce al rafforzamento delle dinamiche di gruppo. E, a quanto pare, le aziende che funzionano lo adottano già da tanto tempo

Pur essendo spesso percepito come un’occasione di svago e attività ricreative, il vero valore del team building risiede nella capacità di raggiungere obiettivi formativi concreti, volti a migliorare la comunicazione, la collaborazione e la coesione tra i membri del team.

Ma non rafforza solo le relazioni interpersonali, il team building agisce anche come mezzo per promuovere una cultura aziendale più inclusiva e produttiva, con il risultato di sviluppare ulteriori competenze essenziali per affrontare le sfide aziendali con maggiore efficacia e creatività.

Perché si può anche dirlo chiaro e forte, si tratta di una tendenza globale: oggi senza inclusività, non c’è neanche produttività.

Le imprese infatti sono costituite da persone, ognuna di esse con caratteristiche e passioni differenti anche se in Italia il significato di “inclusività” è ancora frainteso da troppe aziende.

Leggi anche: Lavorare per passione e lavorare per dovere: un’analisi per imprenditori e dipendenti

Cosa si intende per cultura inclusiva e perché c’entra con il team building:

Sai cosa ha permesso ad alcune aziende di diventare grandi imprese internazionali conosciute da tutti? Cos’ha reso davvero grandi i colossi come Apple, Google o Amazon?

La tecnologia avanzata? Certo. I prodotti? Sicuro. L’attenzione al cliente? Vero anche questo.

Ma cosa c’è dietro tutto questo ?

Sicuramente la capacità di attrarre talenti da tutto il mondo che gli hanno permesso di fare il salto di qualità decisivo e di continuare a spingere sull’acceleratore dell’innovazione e dei ricavi.

Perché tu non sei di quelli che pensano che in multinazionali come Apple o Microsoft lavorino solo attori di Hollywood, giusto?

Perché, parlando di Italia, una cosa è cercare candidati di talento a Milano e Brianza, un’altra in Lombardia, un’altra ancora in tutto il Paese, ma se si esce dai confini nazionali e si apre all’Europa e al mondo, allora le cose cambiano. 

Di molto.

Sai ad esempio quanti ingegneri si laureano ogni anno in India? Oltre 2 milioni. Sono circa 5500 al giorno, per 365 giorni l’anno.

Hai idea di quanti grandi talenti ci possono essere su 2 milioni di ingegneri? 

Tantissimi, e parlano tutti inglese!

Adesso ti faccio un altro esempio, sullo stesso argomento: sai chi sono Sundar Pichai, Satya Nadella e Shantanu Narayen? 

Forse li hai già sentiti nominare, forse no, ma sono rispettivamente gli amministratori delegati di Alphabet Inc. (la società madre di Google), Microsoft Corporation e Adobe. 

Sono tutti ingegneri, nati in India e ora naturalizzati americani. 

Dirai, ma questo è un discorso che non mi riguarda, quelle sono grandi multinazionali. Ok, loro sono multinazionali, ma tu perché dovresti rimanere indietro? Perché dovresti precluderti una delle vie più importanti per sviluppare la tua azienda di successo?

Anche perché nel mercato odierno, così competitivo, lo sai meglio di me, non si può galleggiare, o spingi per diventare la migliore realtà o più velocemente di quanto credi, scivolerai nell’irrilevanza, andando “out of business”. E allora perché non prendere spunto dai migliori? 

Lo so che la cosa comincia a diventare interessante, ma come convinco i talenti internazionali a venire in Italia? Come faccio a fargli scegliere la mia azienda su milioni di imprese al mondo? 

E metti anche che ci riesca, come faccio a integrarli in azienda e a farli rendere al meglio?

La risposta è solo una: creando una cultura inclusiva in azienda. 

Cioè un ambiente di lavoro nel quale tutti i dipendenti e i collaboratori, indipendentemente dalle loro differenze, si sentono accettati, rispettati, valorizzati e supportati.

È un approccio che va oltre la semplice presenza di diversità, non è lo spot pubblicitario, si punta a creare un clima in cui ogni individuo possa esprimere liberamente le proprie idee, contribuire con il proprio punto di vista e sentirsi parte integrante del gruppo.

Perché?

Un ambiente inclusivo riconosce e valorizza le differenze tra le persone, come etnia, genere, età, orientamento sessuale, disabilità, background culturale e interessi personali.

Esatto, usciamo dall’esempio che abbiamo fatto prima, non si tratta solo di internazionalizzazione dell’impresa. Le diversità all’interno delle aziende sono sempre esistite e sempre esisteranno. 

Anche perché, ragionando sull’argomento, è probabile che si pensi qualcosa del tipo: anche nelle imprese dove i dipendenti sono tutti locali, ammesso che ce ne siano ancora, non è che sia per forza tutto rose fiori, anzi.

Lo scopo è fare in modo che queste differenze non siano più fonte di conflitti, ma diventino uno strumento per trovare nuove soluzioni, promuovendo una maggiore armonia aziendale e aumentando l’efficienza.

Ci sta.

Può sembrare un libro dei sogni, lo capisco.

Eppure grazie al team building può accadere davvero, sempre che si riescano a gestire correttamente i conflitti. Andiamo passo passo, e ti faccio capire come.

Leggi anche: La creatività è alla base di qualsiasi processo di innovazione

Diversità tra i dipendenti in azienda: da luogo di conflitto a scrigno di tesori, grazie al team building

Cosa è un impresa?

Fatturato? Clienti? Ordini?

Probabilmente anche questo. Ma a esser pratici è per certo, soprattutto un’organizzazione, ossia un gruppo di persone che collaborano per raggiungere obiettivi comuni portando con sé caratteristiche, propensioni e passioni personali. 

Un dipendente anziano è una risorsa o un peso?

E che dire di persone con culture diverse? Si faranno la guerra tra loro o troveranno soluzioni e punti di vista utili ed esclusivi? 

La verità è che le forme di diversità, se valorizzate, possono portare benefici significativi trasformando i problemi in un punto a tuo vantaggio.

Prendiamo ad esempio le più comuni per una PMI italiana.

In ogni azienda abbiamo persone con un’età differente, talvolta generazioni differenti, che fanno fatica a parlarsi, sembra non si capiscano proprio, al massimo si prendono in giro a vicenda. Eppure se riusciamo a farli dialogare tra loro, a motivarli, potremmo ad esempio vedere i più anziani passare la loro esperienza e conoscenza del settore ai più giovani, i quali porteranno nuove idee e competenze digitali che non siano solo il controllarsi continuamente e svogliatamente il telefono.

Non solo, ci sono anche dipendenti con diversità di competenze e background professionali, integrarli al meglio, cioè fare in modo che tutti sappiano chi potenzialmente sa fare cosa, chi potrebbe dare una mano a risolvere un problema, a prescindere dal suo ruolo in azienda, arricchisce notevolmente le capacità di un’organizzazione di dare risposte rapide alle sfide di mercato. 

E poi esistono diversità negli interessi personali, le differenze negli hobby e nelle passioni dei dipendenti possono stimolare nuove idee e migliorare il clima di lavoro grazie a una maggiore comprensione reciproca. Inoltre, queste diversità, in un ambiente più collaborativo, possono aiutare a risolvere piccoli problemi quotidiani. Ad esempio, se ho un problema al computer e so che un collega ha competenze tecniche per passione, posso chiedergli aiuto e risolvere velocemente la situazione, migliorando tempi ed efficienza.

Quanto alla diversità etnica e culturale, abbiamo già cominciato a intravedere l’impatto di questo aspetto con l’esempio a inizio articolo. Essa non include solo l’importanza di attrarre talenti da tutto il globo, ma anche l’avere in azienda dipendenti che, grazie alle differenti origini culturali, guardano al mondo con occhi diversi. 

Ciò arricchisce le prospettive dell’azienda e la nostra comprensione di mercati globali. Così ad esempio, diventa più facile adattare prodotti e servizi a valori e culture delle diverse regioni del pianeta, o rispondere meglio a particolari nicchie di mercato.

La diversità di orientamento sessuale e di identità di genere può sembrare la differenza meno importante, quasi una scocciatura. Eppure è una cosa molto seria, indispensabile per creare un clima più inclusivo, rispettoso e coeso in azienda.

Non è più tempo di battute triviali, di offese e bullismo. Si deve puntare a un miglioramento del clima lavorativo a 360 gradi, perché un ambiente di lavoro più sereno porta a un aumento della produttività, riduce il turnover tra i dipendenti e attrae nuovi talenti che cercano un ambiente inclusivo.

Attenzione. Questa è la grande sfida per le imprese che vogliono restare sul mercato: fare in modo che le diversità non diano luogo a conflitti, ma vengano valorizzate e sfruttate per lo scrigno di tesori che rappresentano, e che spesso l’azienda non si rende conto di possedere.

E tu, imprenditore, sono sicuro che questo discorso lo capisci benissimo: se un dipendente sa fare il tuo lavoro e porta un vantaggio per la tua impresa, poco ti interessa che sia bianco, nero, giallo o blù, se va in chiesa, in moschea o al tempio, per molte imprese che l’hanno adottato con successo, diventando icone mondiali.

Ma tutti in azienda devono pensarla alla stessa maniera, l’azienda deve diventare uno spazio sicuro e accogliente. E tutti devono spingere in questa direzione.

Ciò permette di creare un ambiente lavorativo nel quale esprimere più liberamente idee, opinioni e personalità senza timori. Detto altrimenti, per rendere al meglio, tutti devono sentirsi attivamente coinvolti. Quando un dipendente si sente ascoltato e apprezzato, allora parteciperà in maniera più attiva alle dinamiche aziendali.

Sai quante volte si è perso fatturato perché un dipendente non ha avuto il coraggio di parlare e sottolineare un errore o ha avuto una visione che non ha condiviso? Difficile a dirsi, perché non avendo avuto il coraggio di parlare prima, probabilmente si è tenuto il segreto per sé anche dopo aver scoperto di aver avuto ragione.

Certo sarebbe bello avere una bacchetta magica.

Far sì che tutte queste differenze divenissero di colpo un vantaggio.

Adesso.

Eppure si può fare qualcosa di concreto, già da subito: il team building permette di lavorare sulle diversità, facendo in modo che la cultura aziendale le abbracci. 

Queste diversità infatti, come abbiamo visto, se ben valorizzate e indirizzate verso gli obiettivi aziendali, possono dare un “boost” importante alla capacità dell’impresa di adeguarsi a un mondo che cambia a ritmi vertiginosi.

Riassumendo, i team più inclusivi favoriscono, tra le altre cose:

  • un miglioramento del benessere aziendale (clima più disteso, migliore comunicazione, valorizzazione delle differenze);
  • l’attrazione di nuovi talenti;
  • la riduzione del turn over tra i dipendenti;
  • la comprensione delle esigenze di mercati diversi;
  • la creazione di prodotti e servizi più mirati per una clientela eterogenea;
  • il miglioramento della reputazione aziendale, che a sua volta permette un rapporto privilegiato con i clienti;
  • lo sviluppo dell’ innovazione in azienda;
  • la crescita del fatturato.

Mica male.

Adesso la vera domanda è: “Come posso far diventare più inclusiva la mia azienda?”

Il team building è uno strumento potente che aiuta a creare un ambiente di lavoro più piacevole e coeso, migliora il benessere aziendale e promuove una cultura aziendale inclusiva e orientata al successo.

Queste esperienze aiutano a superare le barriere formali, favorendo una conoscenza più autentica e creando relazioni basate sulla fiducia tra le persone.

La comunicazione diventa più fluida e aperta, si sviluppano competenze trasversali come problem solving, gestione dei conflitti, empatia e leadership. Si stimolano creatività e innovazione, si rafforza il senso di appartenenza e si riduce il turnover, migliorando l’immagine dell’azienda e attirando nuovi talenti.

Sì, investire nel team building aziendale significa investire nelle persone e, di conseguenza, nella crescita e nel successo dell’azienda.

E per quanto possa sembrare insolito, finalmente se ne sta accorgendo anche il legislatore italiano, tanto che oggi investire nell’inclusività permette anche di accedere a vantaggi fiscali.

Ad esempio, il Sistema di certificazione della parità di genere, introdotto in Italia nel 2022, è un’iniziativa del “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)” pensato per promuovere l’uguaglianza di genere nelle aziende, incentivando la riduzione del divario tra uomini e donne e favorendo una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro. Bene, conseguendo la certificazione secondo la prassi UNI/PdR 125:2022, si ottengono agevolazioni fiscali, come la riduzione dei contributi previdenziali, e punteggi premianti nelle gare d’appalto pubbliche.

Ricorda, il futuro comincia adesso, e il team building può fare davvero la magia, e trasformare le diversità in azienda in vantaggi concreti per la tua impresa.


Team building aziendale: domande frequenti

Cosa si intende per cultura inclusiva e perché c’entra con il team building?

La cultura inclusiva è un ambiente di lavoro in cui tutti i dipendenti si sentono accettati, rispettati, valorizzati e supportati, indipendentemente dalle loro differenze. È fondamentale nel team building poiché permette di creare un clima in cui ogni individuo possa contribuire liberamente, favorendo collaborazione, innovazione e risultati aziendali migliori.

Quali benefici può portare la diversità in azienda se valorizzata?

La diversità in azienda, se ben gestita, può portare a una maggiore armonia, una comunicazione migliorata, la capacità di risolvere problemi con approcci diversi e una migliore comprensione dei mercati globali. In questo modo, l’azienda può sviluppare prodotti più adatti ai vari segmenti di clientela e innovare con più facilità.

In che modo il team building aiuta a rendere un’azienda più inclusiva?

Il team building crea occasioni in cui i dipendenti possono conoscersi meglio, superare le barriere formali e creare relazioni di fiducia. Questo favorisce una comunicazione aperta, la collaborazione e lo sviluppo di competenze trasversali come empatia e gestione dei conflitti, contribuendo a creare un ambiente di lavoro inclusivo e produttivo.